I Metalli Preziosi
I metalli Preziosi sono l’oro, l’argento, il platino ed il palladio.
A garanzia e tutela del consumatore, per essere messi in commercio, il Decreto Leggge n. 251 del 22.05. del 99, detta le norme nel settore della produzione e commercializzazione di oggetti in metallo prezioso che devono obbligatoriamente riportare il titolo, ossia il grado di purezza, espresso in millesimi (non in carati).
I titoli ammessi sono:
ORO (Au) > 375 - 585 - 750 - 999,9 millesimi
ARGENTO (Au) > 800 - 925 - 999 millesimi
PLATINO (Pt) > 850 - 900 - 950 millesimi
PALLADIO (Pd) > 500 - 950 millesimi
I millessimi identificano la quantità di metallo puro presente in ogni gioiello o oggetto.
Prendiamo ad esempio l’oro, se acquistiamo un gioiello in oro 750, allora vuol dire che su 1000 parti, 750 sono di oro puro, mentre le restanti 250 sono di rame e argento.
Chi fabbrica, o importa, e venda metalli preziosi, sotto ogni forma (dai lingotti ai gioielli), è obbligato ad avere un marchio che lo identifica, il mio ad esempio è «*599 ROMA»
Quindi, se esaminando il gioiello con una lente di ingrandimento, si notano a fianco al titolo dei numeri, questi sono l’identificativo del fabbricante assegnato dall’ente preposto (regione e provincia del fabbricante).
IMPORTANTISSIMO!!!
Se leggi la scritta 750 ma non è all’interno del simbolo indicato nella foto (rombo) allora il tuo gioiello non è autentico ma sicuramente un falso.
Cenni Storici sulla Punzonatura
Nei secoli precedenti l’Unità d’Italia ogni Stato della penisola adottava un proprio sistema di punzonatura dei manufatti in argento e in oro, a garanzia della bontà delle opere, del corretto titolo (il tenore del rapporto millesimale tra argento e rame nella lega), del riconoscimento del maestro orafo o argentiere e delle loro botteghe. Nell’ambito di uno stesso Stato tale sistema risultava cangiante nel tempo a seconda di apposite legislazioni che disciplinavano la produzione ed il commercio dei preziosi e pertanto, in successione più o meno rapida, apparivano differenti e nuove punzonature.
Solo verso la fine del terzo quarto del XIX secolo, con l’Unità d’Italia, si assistette ad un primo tentativo di omogeneizzazione del sistema di marchiatura
dei manufatti d’argento e di oro che fosse universalmente riconosciuto su tutto il territorio della neonata Nazione.
Perchè non si utilizzano Oro e Argento in forma pura?
Ricordate il canonico vecchietto dei film western che mordeva la moneta per capire se era in oro?
Il motivo è che l’oro e l’argento sono due metalli estremamente teneri.
Questa loro caratteristica li rende molto facili da lavorare ma poco resistenti all'usura quindi, per realizzare gioielli e/oggetti, è necessario legarli ad altri metalli che gli conferiscono maggior durezza e stabilità.
Prendiamo ad esempio l'oro, il numero impresso nel marchio identifica la quantità di metallo puro presente in ogni gioiello, se acquistiamo un gioiello in oro 750, vuol dire che su 1000 parti 750 sono di oro puro, mentre le restanti 250 sono di rame e di argento (talvolta anche il palladio).
Si può distinguere facilmente quale dei due metalli sia presente in maggiore quantità osservando il colore del prodotto finito: giallo, bianco, rosso o rosa.
Commercialmente, la quantità d'oro presente in un gioiello e/oggetto, può essere misurata in carati (ad esempio 18 ct.)
Cos'è il Carato?
Il Carato ha una storia affascinante che affonda le proprie radici nelle terre del bacino orientale del Mediterraneo, la parola deriva dall'arabo قيراط, qīrāṭ, ossia ‘ventiquattresima parte’, che a sua volta deriva dal greco κεράτιον, kerátion,diminutivo di κέρας, keras, ‘corno’che coincideva con ‘siliqua o baccello di carrubo’.
I semi di carrubo, nella tradizione popolare, (successivamente smentito scientificamente), erano ritenuti avere una massa eccezionalmente costante, quindi si pensava avessero tutti lo stesso peso.
In epoca antica quindi, il Carato aveva valori diversi nelle varie nazioni (per lungo tempo fu anche la ventiquattresima parte dell’oncia).
Successivamente è stato unificato nel sistema metrico decimale come Carato legale metrico, equivalente a g. 0,2 (la quinta parte del grammo), ciò avvenne nel 1832 in Sudafrica (che è il luogo di maggior produzione ed esportazione di diamanti del mondo); questa connessione con il sistema metrico decimale, fu stabilita pesando con una bilancia a braccia uguali più semi di carruba ed eseguendo poi la media aritmetica, dei valori ottenuti ne derivò un valore di 0,2 grammi (il Carato metrico).
Nell'oro tuttavia, rifacendosi alla tradizione araba e del successivo sistema di unità imperiali (britanniche), il Carato diviene lo standard proporzionale di misura della purezza che quantifica le parti d'oro in una lega su base 24⁄/4.
Nel caso delle leghe d'oro dunque un "Carato" equivale ad una parte d'oro su un totale di 24 parti di metallo che costituisce la lega.
Ad esempio, la dicitura 18 carati sta ad indicare che la lega è costituita da 18 parti d'oro fino e le 6 rimanenti di altri metalli.
Il Carato nell'oro viene abbreviato con le sigle ct o kt o prevalentemente con la sola k spesso affiancata al numero senza alcuno spazio intermedio, ad esempio 18k.
L'oro di massima purezza è dunque a 24 carati e si indica con la sigla 24k.